Ho indesideratamente svolto un test che ha messo in luce ancora una volta quanto la sicurezza debba essere sempre messa al primo posto.
Generalmente in Dicembre i movimenti tipici di noi motociclisti sono simili a quelli di tutti i comuni mortali, dividendoci tra le varie ed ugualmente rispettabili correnti di pensiero e convinzioni, ma comunque tutti impegnati a far sfregare il gomito sulle tavole piuttosto che a pensare a quando lo faremo in pista.
Discorso diverso se fate parte di quella tribù di maniaci tra i quali mi includo fieramente, per cui Dicembre è solo uno dei mesi di attesa prima che alcuni organizzatori preparino le uscite in terre più calde per iniziare la stagione, e quindi lo passate tra allenamenti per perdere i chili di troppo e diete che faticosamente cercate di seguire in quel periodo nemico della bilancia. E, generalmente, in Dicembre vi preoccupate di coprirvi bene, perché fa freddo. Ma quando vi ritrovate, magari con amici, a decidere le uscite da fare in gruppo per andare a girare in pista, non vi verrebbe mai e poi mai da pensare che il 6 di Maggio potreste ritrovarvi vestiti nello stesso modo e con le stesse temperature fuori dalle vostre case…
Ecco: quest’anno non è andata proprio così…
Date la colpa a Trump che non rispetta chi cerca di spiegargli cos’è e come funziona il riscaldamento globale, alla variazione dell’inclinazione dell’asse terrestre, alle teorie del terrapiattismo o di qualche altro "gombloddo" a vostra scelta, ma quest’anno, il 6 di Maggio, c’era davvero freddo.
Ma... si potrà girare, con questo freddo?
E qui partono le risate. Che poi mica tanto risate sono, perché alla fine della storia su quella moto ci devo salire io, e un po’ di paura ce l’ho. Poi ho riflettuto, e mi sono ricordato di una 24 ore a Magny Cours di circa 8 o 9 anni fa, corsa in un gelido settembre, che mi costrinse per una delle prime volte a stare nel box con la giacca a vento sopra la felpa. La situazione era davvero grigia, soprattutto per i piloti: notte molto buia, pioggia regolare ed intensa, 3 gradi centigradi. Ricordo che tutti i piloti scendevano dalle moto a fatica, con i movimenti rallentati nelle larghe escursioni delle gambe a causa dell’irrigidimento dei muscoli per il freddo, ed i più si facevano trattare dai massaggiatori ancor prima di andare a farsi una bella doccia calda, per paura di crampi improvvisi.
Quel ricordo lontano mi ha dato subito nuova carica, pensando che io mi ero allenato abbastanza durante l’inverno per portare il mio tono muscolare ad avere quella elasticità che mi avrebbe aiutato in una condizione un po’ fuori dal range tipico di un non-pilota.
La mattina non era certamente partita sotto i migliori auspici: nuvoloso, ogni tanto qualche gocciolina, e nessun segnale di miglioramento. Inoltre la pista è stata dichiarata agibile solo dopo le 10:20 per problemi amministrativi sui quali non ho voluto indagare ulteriormente, ma da voci di corridoio pare fossero legati alla presenza di olio in pista, probabilmente residuo di una delle 150 (non è un numero a caso, sono cifre che mi sono state riportate dagli organizzatori) cadute del precedente appuntamento di gare tenutosi sul circuito toscano durante un fine settimana sotto il diluvio costante.
Ma ormai ero lì, e dal preparatore ufficiale di Sfida da Bar ci si può aspettare solo che venga raccolto e rilanciato il guanto, ed effettivamente è stato così.
Inizio a prepararmi conscio di poter contare su un'ottima attrezzatura, che è la base per guidare in sicurezza, ma ancora carico di dubbi. Entro per la prima sessione con la testa pesante di preoccupazioni al limite dell’inutile, e le braccia un po’ troppo rigide. Guido piano, freno a moto dritta, e concedo poca fiducia alle gomme. Dopo due giri inizio a scaldarmi un po’ ma alla Luco-Poggio Secco sento dei movimenti che mi tolgono quel briciolo di fiducia che ero faticosamente riuscito a costruirmi, e ricado nell’abisso di tempi imbarazzanti.
Esco e mi riguardo il video girato con la mia action camera, ed osservo che in quel giro ho inavvertitamente girato la moto su una abbondante striscia di filler. Ecco perché si è mossa così tanto…
Apro velocemente una necessaria parentesi tecnica: il filler è quella polvere bianca che viene usata per assorbire l’olio e l’acqua dall’asfalto quando una moto rompe. In una condizione normale, cioè con asfalto secco, bastano pochi giri perché ciò che non viene spazzato dai commissari di percorso venga sollevato dall’asfalto e disperso dalle moto in transito; tuttavia, come vi ho già accennato, il precedente fine settimana era stato martoriato da una pioggia intensa e costante. Aveva reso la pista una trappola per molti piloti, lasciando il segno della sua pericolosità con tracce più o meno evidenti di filler in quasi tutte le curve, questo essendosi mescolato con la pioggia e con l’asfalto bagnato e freddo, ha creato una sorta di “polvere pesante” ben poco stabile e rassicurante.
Cerco di rilassarmi un po’, nel frattempo controllo i tempi dei piloti che sono entrati dopo di me, di alcuni amici o conoscenti del mondo dei circuiti, e di qualche pilota che è lì a fare scuola. Vedo che sono tutti abbastanza lenti, quindi mi consolo della mia performance di basso livello, ed ai primi timidi raggi di sole che filtrano tra una nuvola e l’altra decido di entrare un po’ più carico.
Mi lancio fuori dalla San Donato con il gas ben puntato, e giro nella prima variante come se fosse Agosto. La moto mi su muove un pelo giusto in uscita, ma nel casco mi dico “Ci sta, sono appena uscito dai box…” e continuo a spingere. Dopo due giri lanciati esco dalla Casanova e mi infilo in corsia box dove un amico mi aspetta con il manometro in mano. Controlliamo la pressione delle gomme, e scopriamo che dietro ha tenuto, ma davanti si è abbassata di 0.2 bar. “Cacchio, fa freddo per davvero” penso mentre esco dalla corsia box, deciso a ritardare ulteriormente le staccate per riuscire a mantenere più calda la gomma anteriore.
Fortunatamente avevo scelto la mescola giusta per l’anteriore, ma per la posteriore invece avrei preferito un grado termico più basso, perché anche nel momento più caldo della giornata ho sentito spesso il posteriore che tendeva ad una deriva che con coperture Pirelli non è sempre così gradevolmente controllabile come con Dunlop, ed è anzi un campanello d’allarme che avvisa di quanto il limite sia vicino.
Insisto nella mia guida cautelativa, e le varie e ripetute cadute cui assisto (3 in un unico giro) mi danno ragione della mia scelta, che purtroppo non sempre viene recepita da tutti, al punto tale che c’è stato chi, non appena si è visto sorpassare dal sottoscritto, ha deciso di tenergli la ruota prendendo i suoi riferimenti, ma come mi ha iconograficamente descritto il mio amico che stavo tirando “Ti ha seguito tre curve, la quarta è esploso nelle vie di fuga… Ho visto pezzi volare ovunque.”
Il limite dov'è?
Dopo questo incidente il mio amico non si sentiva sicuro di rientrare, anche perché la sua moto è priva di qualsivoglia genere di aiuti alla guida, e questo lo vedeva come un forte limite alla sicurezza, in quelle condizioni.
Ora lasciatemi aprire un capitolo importante tanto quanto delicato.
Le moto moderne sono sempre più costellate di elettronica che ci aiuta a guidare meglio, più rilassati, e con un margine di sicurezza estremamente ampliato. Fermo restando che non ci sono ancora strumenti contrari alle leggi della fisica, è lapalissiano come un traction control contemporaneo sia immensamente superiore alle prime versioni, e che ovviamente sia un aiuto immenso in determinate condizioni; tuttavia è doveroso ricordare che se partiamo con tutta la fiducia che meritano questi sitemi, e diamo fiato a 150/220 CV sicuri della capacità di non disperdere questa forza di spinta da parte della nostra moto, non possiamo dimenticarci che noi dobbiamo essere altrettanto capaci di gestire quelle potenze. Insomma, per essere il più concisi possibile: certi sistemi ti danno più sicurezza attiva, ma ti tolgono parte di quel feeling che costituisce la tua percezione di sicurezza passiva.
L’ideale, come sempre, è mettere la testa davanti a tutto, e cercare di ascoltare ed ascoltarsi il più possibile. Forse anche quel giorno, quello che ha aiutato più di ogni altra cosa tanto me quanto questo mio amico, sono gli anni di arti marziali, che per me personalmente sono stati fondamentali nel capire come ascoltarmi.
Alla fine della giornata, come nelle favole, spunta il sole. In tutti i sensi, oserei dire, in quanto ci siamo ritrovati nel box ad essere tutti interi di ossa e di moto, e comunque non eccessivamente malcontenti dei nostri risultati. Considerando che alla mattina c’erano poco più di sette gradi, con la pista chiazzata di acqua e filler, e con un cielo che prometteva altra acqua, era la giornata giusta per non tirare nemmeno giù le moto dal furgone ed andare a cercarsi un buon agriturismo in cui concederci i piaceri della tavola alla maniera toscana.
Colgo l’occasione per fare i dovuti e sentiti ringraziamenti dal più profondo del cuore a tutti i commissari di percorso.
Sono persone straordinarie, che lavorano spesso in condizioni veramente molto scomode: sia per quanto concerne il meteo (freddo, vento, sole cocente…sono sempre lì.) sia per quanto concerne il tipo di attività che svolgono e come. Io vi sfido in agosto a stare con quella tutona arancione fluorescente che a mio avviso è fatta in pura plastica riciclata, elmetto di plastica dura, e guanti, ed andare a raccogliere moto bollenti e semidistrutte, il più delle volte senza l’aiuto dei legittimi proprietari che si disperano dei danni arrecati, mentre altre moto (che potenzialmente potrebbero rovinargli addosso) continuano a girare. Sono delle grandi persone, che si occupano della nostra sicurezza anche con un corretto e sapiente uso delle bandiere. Cerchiamo di non dimenticarcelo mai, e di ringraziarli ogni volta che li incrociamo nel paddock, perché tutti noi dobbiamo molto a tutti loro.
Che dire quindi, in ultima analisi? Beh, ci sono tre cose che mi sento di consigliarvi senza alcun dubbio:
- imparate a conoscervi ed a conoscere la vostra moto. Fate dei corsi di guida in pista, vi serviranno e vi aiuteranno moltissimo a divertirvi di più in massima sicurezza
- mettete sempre la testa in ciò che fate. Non chiudete la vena che ossigena il cervello insieme alla visiera, che fare dei danni alla moto ed a voi stessi è un attimo...
- usate sempre la migliore attrezzatura che possiate permettervi.
Ed a tal proposito...dal momento che so che starai leggendo... Alberto: sono dimagrito troppo. Finalmente è giunto l'ora di abbandonare la mia vecchia tuta e di affidarmi alle tue cure per vestirmi della sartoria delle tue tute.
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